Politiche educative

20 gennaio 2022

Inclusione scolastica tra luci e ombre

Migliora l’organizzazione della didattica ma persistono criticità per l’inclusione: è questa la sintesi del report dell’Istat pubblicato qualche giorno fa sull'inclusione scolastica degli alunni con disabilità.

Aumentano gli alunni con disabilità e migliora la partecipazione alla DAD

Nell’anno scolastico 2020-2021 sono aumentati gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane (+4mila, il 3,6% degli iscritti). “Una dinamica - osservano i ricercatori dell’Istat - che è il risultato della maggiore attenzione nel diagnosticare e certificare la condizione di disabilità tra i giovani, dell’aumento della domanda di assistenza da parte delle famiglie e della crescente sensibilità del sistema di istruzione ordinaria verso il tema dell’inclusione scolastica”. 

È migliorata anche la loro partecipazione alla didattica a distanza: scendono infatti al 2,3% gli esclusi dalla (DAD), contro il 23% dell’anno precedente. Nei periodi in cui se ne è fatto ricorso molti hanno partecipato in presenza con altri compagni (38%).

Buona la risposta della scuola alla domanda di dispositivi informatici

L’attivazione della didattica a distanza ha richiesto un grosso sforzo da parte delle scuole che hanno dovuto far fronte alla carenza di dispositivi informatici nelle abitazioni degli studenti. Nell’anno scolastico 2020-2021 a fare richiesta di questi strumenti sono circa il 17% degli alunni con disabilità, contro il 7% del resto degli iscritti. La domanda maggiore proviene dalla scuola secondaria di secondo grado (20%) mentre diminuisce nella primaria (13%) dove l’attivazione della DAD è stata meno frequente. Notevoli anche le variazioni territoriali, la quota di richieste aumenta sensibilmente nelle regioni del Mezzogiorno, raggiungendo i livelli più alti in Basilicata e in Calabria dove si registrano percentuali molto sopra la media nazionale (rispettivamente 25 e 32%). Nella quasi totalità dei casi la scuola è riuscita a sopperire a tale carenza fornendo la strumentazione richiesta al 98% dei richiedenti, quota piuttosto stabile sul territorio.

Luci e ombre però, dicevamo.

Inclusione scolastica complessa

Il protrarsi della DAD, resa necessaria dall'emergenza pandemica, ha reso, chiaramente, più complesso il processo d'inclusione scolastica, ostacolando l'interazione tra i coetanei e limitando la partecipazione alla didattica. I motivi principali che hanno limitato la partecipazione degli alunni con disabilità alla didattica a distanza non variano rispetto allo scorso anno, tra i più frequenti sono da segnalare: la gravità della patologia (26%), il disagio socio-economico, la difficoltà organizzativa della famiglia (entrambi al 14%) e la mancanza di strumenti tecnologici adeguati (11%). Per una quota meno consistente di ragazzi il motivo dell’esclusione è dovuto alla difficoltà nell’adattare il Piano Educativo per l’Inclusione (PEI) alla didattica a distanza (6%) e alla mancanza di ausili didattici specifici (2%).

Aumentano gli insegnanti di sostegno ma sono ancora pochi quelli specializzati

Il report Istat registra un aumento dei numeri degli insegnanti di sostegno, ma spesso si tratta di figure non specializzate. Nell’anno scolastico 2020/2021 gli insegnanti di sostegno che hanno operato nelle scuole italiane sono più di 191mila, con più di 8mila rispetto all’anno scolastico precedente. Tra questi circa 65mila non hanno una formazione specifica.

E la formazione inclusiva?

È vero che la modalità di svolgimento della didattica a distanza è stata definita in modo più chiaro e dettagliato dal Piano scolastico per la Didattica Digitale Integrata (DDI) che ha previsto anche diverse modalità di partecipazione per gli alunni con disabilità, in special modo la possibilità di proseguire in presenza durante i periodi di attivazione della DAD. Ma è anche vero che con l’attivazione della didattica digitale integrata è diventata quanto mai importante l’assunzione di competenza da parte dei docenti (curriculari e per il sostegno) in materia di modelli inclusivi, necessaria per la progettazione di percorsi didattici efficaci che coinvolgano tutti gli studenti della classe senza esclusioni di alcun tipo. Una formazione che, però, non è ancora molto diffusa: solo il 24% dei docenti curricolari ha partecipato a corsi di formazione su queste tematiche, quota che sale al 28% tra gli insegnanti per il sostegno. Meno frequente ancora la formazione tra i docenti della scuola secondaria di secondo grado (21% dei docenti curricolari e 25% dei docenti per il sostegno).

Pochi gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione nel Mezzogiorno

Nelle scuole italiane gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, che affiancano gli insegnanti per il sostegno, sono più di 60mila. Di questi solo il 4% conosce la lingua italiana dei segni (LIS). Sono operatori specializzati, finanziati dagli enti locali, la cui presenza può migliorare la qualità dell’azione formativa facilitando la comunicazione dello studente con disabilità e stimolando lo sviluppo delle sue abilità nelle diverse dimensioni d’autonomia. Inoltre, con l’avvio della didattica a distanza, il loro coinvolgimento è risultato determinante nel supportare l’alunno e coadiuvare le famiglie in un impegno a volte molto gravoso.

La disponibilità di assistenti all’autonomia varia molto sul territorio con un rapporto alunno/assistente pari a 4,6 a livello nazionale. Nel Mezzogiorno, dove gli assistenti sono meno, il rapporto cresce a 5,4, con punte massime in Molise e in Campania dove supera, rispettivamente, la soglia di 9 e 15 alunni con disabilità per ogni assistente. La presenza di assistenti aumenta invece nelle regioni del Centro e del Nord (con un rapporto rispettivamente di 4,1 e 4,3 alunni per assistente) mentre Lombardia e Marche registrano il rapporto più basso (rispettivamente 3,2 e 2,9).

Barriere architettoniche insufficienti

Resta, tuttora, ancora limitata l’accessibilità nelle scuole. Nell’anno scolastico 2020-2021 sono ancora molte le barriere fisiche presenti nelle scuole italiane: soltanto una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. Situazione che peggiora al Sud, con la Campania in testa, mentre la regione più virtuosa resta la Lombardia.

Sono dati molto interessanti, che ci dicono tanto sullo sforzo che ha fatto e che continua a fare la scuola per garantire alla parte più fragile della popolazione scolastica il diritto allo studio e all’inclusione. È chiaro, però, che la fotografia dell’Istat non è nemmeno solo luce. Le ombre che calano anche adesso, sugli studenti con disabilità, che rimangono a casa durante l’ennesima quarantena scolastica, sono molte. E appare quanto mai evidente che l’unica vera garanzia per loro, di inclusione, è che la scuola resti aperta. E che si renda idonea, dal punto di vista strutturale, dal punto di vista formativo, dal punto di vista di azzeramento delle diseguaglianze territoriali. Solo in questo modo potrà davvero venir garantita a loro una vera inclusione.

L'autore

Manuela Colaps