Nello scenario contemporaneo è necessario che la pedagogia non smetta di interrogarsi sui legami che la politica intesse con l’educazione, anche in riferimento al concorso dell’educazione informale e non formale ai processi di sviluppo dell’identità sociopolitica dei gruppi e degli individui. All’interno della famiglia l’educazione alla politica è in buona misura determinata dallo stile educativo genitoriale, in quanto lo sviluppo di valori democratici nei figli dipende dalle opportunità che questi hanno di interpretare le narrazioni politiche sottese alle modalità di governo e di controllo adottate dai genitori. Oggi la rivoluzione tecnologica e la trasformazione delle relazioni da essa derivata richiedono alla pedagogia ulteriori sforzi per ricostituire i legami non solo tra politica e educazione familiare, ma anche tra i membri delle famiglie interessate da fenomeni sociali isolamento.
Al giorno d’oggi, grazie alle nuove tecnologie e ai social media, le possibilità per reperire informazioni sono aumentate a dismisura. In questo contesto si sono affermati gli influencer, persone che utilizzano i social per comunicare contenuti informativi, con lo scopo di influenzare, appunto, l’opinione degli utenti, presentando tali contenuti in maniera non obiettiva, quando palesemente artefatta o completamente falsa. La scuola secondaria di secondo grado non affronta questa nuova realtà. I programmi scolastici non prevedono l’acquisizione, da parte degli studenti cittadini del futuro, di quelle competenze di alfabetizzazione digitale necessarie per riuscire a capire quando l’informazione proposta sul web sia di qualità e quando non è scientificamente fondata.
L’educazione artistica può contribuire all’educazione civica? Se sì, come? Una ricerca Indire conferma che le arti a scuola possono supportare lo sviluppo delle competenze sociali e civiche, in materia di cittadinanza, in varie modalità: sia sul piano dei contenuti, sia su quello dei metodi didattici. Sebbene sia stata rilevata la presenza di molte pratiche educative di questo tipo, realizzate da scuole di ogni ordine e grado, la consapevolezza di tale potenziale formativo sembra ancora poco diffusa.
Fra le competenze chiave per la cittadinanza attiva, indicate dalla Comunità Europea (2018), gioca un ruolo chiave il Pensiero Critico, senza il quale non è possibile attuare una Educazione alla Cittadinanza pienamente consapevole, attiva e responsabile. Tale costrutto, tuttavia, risulta caratterizzato da notevole complessità epistemologica-pragmatica ed è tuttora ampiamente dibattuto dalla comunità scientifica, richiedendo ai contesti formativi di confrontarsi con quadri concettuali e approcci differenti, che li stanno sfidando a costruire percorsi interazionali, integrati e coerenti.
L’articolo si interroga sulla possibilità di trasformare le ore di educazione civica in un canale privilegiato attraverso cui introdurre nelle scuole l’educazione alla cittadinanza globale in quanto possibile strumento per promuovere cittadinanza attiva e fornire agli insegnanti una nuova prospettiva educativa e un ethos pedagogico di respiro globale. Il contributo evidenzia limiti e criticità della legge 92/2019 e propone una chiave di lettura sull’educazione alla cittadinanza attenta sia alla complessità e ai cambiamenti del nostro tempo che ai bisogni e alle difficoltà di chi vive la scuola quotidianamente.
L’apprendimento continuo e permanente rappresenta una condizione necessaria per garantire la partecipazione democratica e sociale, sancire il diritto all’informazione, alla cultura, alla scienza, plasmare futuri caratterizzati da pace, giustizia e sostenibilità. A partire da tali premesse vengono presentare alcune riflessioni pedagogiche sull’istruzione degli adulti e sull’educazione alla cittadinanza globale, con specifico riferimento alle pratiche didattiche e ai possibili percorsi da promuovere.
Lo sfilacciamento delle relazioni tra individui si traduce sia in un indebolimento dei legami sociali sia in un conseguente allontanamento dalla democrazia dai suoi processi partecipativi e dall’impegno politico condiviso per lo sviluppo e la crescita delle comunità. Occorre dunque agire all’insegna dell’equità per eliminare quelle forme più o meno palesi di competizione che sono causa di un individualismo sfrenato che si traduce in disinteresse e disimpegno per il bene comune. L’introduzione dell’educazione civica come materia trasversale a tutte le discipline può rappresentare la chiave di volta per ripensare la scuola come palestra di cittadinanza per la giustizia sociale in un’ottica glocale.
Gli obiettivi e i metodi dell’educazione alla cittadinanza rappresentano una questione di lunga data per la pedagogia e la ricerca educativa. Oggi, il concetto di competenze di cittadinanza è entrato a far parte del dibattito, aggiungendo un ulteriore elemento di problematicità ai fini della definizione e dell’attuazione dell’educazione civica. Il presente contributo mira a chiarire a cosa facciano riferimento le competenze di cittadinanza attraverso una breve rassegna dei contributi di ricerca internazionale che stanno contribuendo a delimitarne i confini concettuali. Inoltre, vuole provare a mettere in evidenze le potenzialità (e le condizioni) che fanno di questo concetto un utile strumento pedagogico per la promozione dell’educazione alla cittadinanza democratica.
Il contributo intende avanzare la proposta di un’educazione alla cittadinanza attiva e globale fondata su due presupposti di base: a) l’analisi socio-economico-politica del sistema nel quale si vive, unita alla conoscenza di differenti modelli possibili; b) la consapevolezza etica. In particolare, dopo una sintetica panoramica storica dell’educazione civica, si procederà definendo, a partire dai dati emersi in una ricerca qualitativa in atto, il secondo di tali fattori che caratterizzano efficaci percorsi di educazione alla cittadinanza attiva e globale, a partire dalla scuola dell’infanzia. Verranno infine descritte le proprietà della consapevolezza etica e la sua relazione con l’educazione alla cittadinanza attiva e globale.
Muovendo dalla propria tesi di dottorato, l’autrice vede l’educazione civica (legge 92/2019) come opportunità per aprire spazi di democrazia partecipativa a scuola per sostenere la cittadinanza attiva e relazioni intergenerazionali più paritetiche e generative. L’articolo comincia argomentando la necessità di un upgrade democratico, prosegue con la descrizione del curricolo di educazione civica Dire Fare Partecipare progettato e poi implementato in tre classi di una scuola secondaria di primo grado, e si concentra sugli esiti riguardanti il dialogo intergenerazionale e alla coprogettazione. Attraverso l’educazione civica è possibile curare la democrazia con più democrazia, prendendosi cura insieme del bene comune.