Abstract
Il contributo analizza la fertile relazione tra orientamento inclusivo e valorizzazione del talento, evidenziandone il valore strategico nel creare contesti formativi sostenibili. L’inclusione intesa come paradigma aperto e flessibile, capace di sviluppare equità e partecipazione mediante il riconoscimento e la promozione delle differenze e delle diversità contribuisce, in modo determinante, alla creazione di opportunità formative in grado di rispettare e accogliere il potenziale umano unico di ciascun alunno. Il talento, interpretato non come abilità straordinaria ma come patrimonio di ogni studente, compresi quelli con bisogni educativi speciali, assume un ruolo centrale per il successo personale e collettivo, stimolando una visione generativa del progresso umano. In quest’ottica, le pratiche di orientamento formativo inclusivo invitano gli studenti a scoprire e a coltivare il proprio potenziale, guidandoli attraverso percorsi di crescita personalizzati e trasformativi. La scuola, come comunità educativa inclusiva, diventa uno spazio in cui ogni talento può emergere, grazie alla valorizzazione delle pluralità dei profili di funzionamento intesi come risorse capaci di ridurre le barriere dell’abilismo. Vengono, inoltre, presentate alcune esemplificazioni che illustrano l’impatto positivo delle esperienze personalizzate e delle pratiche innovative su cui si basa l’orientamento formativo inclusivo, nel supportare gli studenti nella concreta realizzazione del proprio Progetto di Vita.
Parole chiave: orientamento formativo inclusivo, talento, educazione, Progetto di Vita, differenze e diversità
The contribution analyzes the fruitful relationship between inclusive guidance and talent enhancement, highlighting its strategic value in creating sustainable educational contexts. Inclusion understood as an open and flexible paradigm capable of developing equity and participation through the recognition and promotion of differences and diversity, plays a decisive role in creating of educational opportunities that respect and embrace the unique human potential of each student. Talent, interpreted not as an extraordinary ability but as a heritage of every student, including those with special educational needs, assumes a central role in personal and collective success, stimulating a generative vision of human progress. In this perspective, inclusive educational guidance on practices invite students to discover and cultivate their potential, guiding them through personalized and transformative growth pathways. The school, as an inclusive educational community, becomes a space where every talent can emerge, thanks to the enhancement of the plurality of functioning profiles seen as resources capable of reducing the barriers of ableism. Furthermore, some examples are presented to illustrate the positive impact of personalized experiences and innovative practices that underpin inclusive educational guidance, in supporting students in the concrete realization of their Life Project.
Keywords: inclusive educational guidance, talent, education, Life Project, differences and diversity
Introduzione
La necessaria e auspicabile, oggi più che mai, sinergia tra i processi inclusivi di natura emancipativa e il multiforme costrutto del talento non rappresenta solo un’opportunità etica, ma una leva strategica per costruire contesti formativi sostenibili in grado di affrontare l’ipercomplessità delle sfide del presente e del futuro, sempre più esposti alla dimensione sovraumana dell’Intelligenza Artificiale (Floridi, 2022). Il paradigma dell’inclusione, essendo un modello costitutivamente flessibile e sempre in cammino (Sipes, 2024), è particolarmente interessato a promuovere, tramite la valorizzazione della cultura delle differenze e delle diversità, la ricchezza di ciascun Progetto di vita (d’ora in avanti PdV), tenendo ben fermo l’obiettivo di implementare gli scenari educativi improntati all’equità e alla partecipazione. I talenti di tutti e di ciascuno, nel rispetto degli originali stili di funzionamento individuali, assumono una funzione positiva e propositiva nel contribuire al successo formativo personale, oltre che collettivo, di ogni soggettività umana. Il focus del discorso si concentra sulla concezione del talento[1] come espressione riferita a tutti gli alunni, compresi quelli con bisogni speciali che hanno diritto a manifestarlo in ambienti di apprendimento comuni, fruibili e accessibili, organizzati e progettati secondo una didattica universale (Cottini, 2019) tesa ad offrire una pluralità di opportunità, in vista del consolidamento di una buona qualità di vita scolastica ed extrascolastica (Gaspari, 2014). Secondo l’approccio educativo inclusivo, la questione del talento coinvolge tutti gli alunni e ne mette in rilievo il capitale umano individuando, scoprendo, sviluppando, coltivando, interpretando e narrando abilità e potenziali in base a una progettualità individualizzata, personalizzata e differenziata (Giaconi et al., 2024) interessata ad attivare forti motivazioni. Uno degli elementi fondanti dell’agire didattico inclusivo è strettamente legato a modelli progettuali aperti, multiprospettici e universali per la valorizzazione delle differenze e delle diversità, la promozione e il dispiegamento dei talenti specifici di ciascuno, il contenimento del rischio dell’uniformità e della standardizzazione degli apprendimenti. Il discorso sul talento o, meglio, sui talenti personali, si estende al di là delle argomentazioni che riguardano la plusdotazione (Pinnelli, 2019) in quanto assume una connotazione che tiene conto della singolarità e complessità di ogni individuo, della sua articolata identità, indipendentemente dalle sue condizioni e dalla globalità del suo funzionamento. I contesti scolastici, di ogni ordine e grado, sono chiamati a riconoscere, accogliere e valorizzare le originali e singolari potenzialità di ognuno, andando oltre il velo di Maya, ovvero le barriere e gli ostacoli di varia natura che rischiano di sottostimarle o sfavorirle, per creare una solida cultura della piena partecipazione e dell’equità formativa (Dell’Anna et al., 2022). In tale prospettiva, le pratiche di orientamento scolastico concepite come percorsi di accompagnamento trasformativo, inclusivo e consapevole tendono a supportare gli alunni nella comprensione e costruzione del proprio Sé, nella costante e autonoma riflessione sul proprio PdV alimentato da itinerari educativi di crescita intellettuale, affettiva, esperienziale, socio-relazionale che producono una benefica ricaduta per l’intera società in quanto sollecitano una visione maggiormente sostenibile del progresso umano (Friso, Caldin, 2022).
Quando lo sguardo sulle differenze e sulle diversità incontra il talento
La riflessione pedagogica attuale, basata sull’innovazione del-nel modo di “fare scuola” in funzione della centralità della persona e non dell’istituzione, si occupa di indagare, ripensare, ristrutturare e ricreare i contesti educativi per tutti e per ciascuno anche al fine di investire in modo puntuale sui talenti, quali aspetti incisivamente implicati nei processi di sviluppo e crescita del capitale umano. Non conoscendo confini e non conformandosi a standard predefiniti, il talento negli allievi si manifesta in relazione al loro profilo di funzionamento globale che può coincidere con una condizione di disabilità. La questione del talento nel riguardare, indistintamente, tutti gli alunni, indipendentemente dalla presenza di un deficit, rimanda al conseguimento del successo formativo inteso come il pieno compimento delle opportunità della persona umana. Il talento non è necessariamente sinonimo di un’abilità straordinaria, di un repertorio di idee brillanti, di capacità cognitive al di sopra della media, di un atto geniale, ma può coincidere con la manifestazione più pura del proprio Sé, che rende l’individuo unico e irripetibile, anche quando si tratta di una persona con disabilità. Per un allievo con un profilo di funzionamento (stabile o temporaneo) peculiare connotato da disabilità, da disturbi specifici di apprendimento o del neurosviluppo, in condizioni di fragilità (Canevaro, 2015), il talento corrisponde al valore del suo “esserci nel mondo”, è il prezioso tesoro che possiede: non può essere ovviamente ignorato, sottovalutato, trascurato, deriso o disprezzato. Il potenziale delle differenze e dei diversi profili di funzionamento va opportunamente rispettato e fatto fruttare non in termini adattativi, secondo il criterio valutativo di migliore o peggiore, ma in termini di equità e pari opportunità. Se una scuola non riconosce e non mobilita il talento di ciascun allievo, perde la possibilità di diventare un produttivo laboratorio di germinazione e di sperimentazione dei talenti e dei doni personali che contribuiscono alla promozione del ben-essere. A titolo esemplificativo, un alunno con disturbo dello spettro autistico dotato di un talento artistico potrebbe mostrare una straordinaria attenzione ai dettagli e riuscire a riprodurre immagini con precisione impressionante, mostrando abilità nel rappresentare scene complesse o creare opere d’arte originali. Tale capacità potrebbe emergere nonostante la presenza di difficoltà in altre aree della personalità, come la comunicazione verbale, evidenziando l’importanza di riconoscere e valorizzare il talento individuale anche quando esso è fuori dagli schemi, rispetto agli standard culturali dominanti legati alla penalizzante logica abilista (Bellacicco et al., 2022). Basandosi su un paradigma normativo che privilegia certe capacità fisiche, cognitive e sensoriali come presunto livello di normalità e valore umano, l’approccio abilista non solo marginalizza e discrimina, in modo sistematico, gli studenti con disabilità considerandoli problematici o inadeguati, ma ne limita la forza trasformativa che possono apportare ai contesti educativi, in termini di potenziamento dei processi di inclusione e valorizzazione delle differenze e delle diversità. Ogni storia che riguarda il talento e la sua educabilità costituisce un intreccio unico di esperienze, difficoltà, sfide e rivincite che confermano quanto le differenze e le diversità possano essere una fonte ineguagliabile di innovazione e di creatività. Il mondo delle arti e quello dello sport hanno spesso accolto talenti fuori dagli schemi, dando spazio a narrazioni che rompono gli assetti culturali tradizionali, a riprova del fatto che il potenziale formativo di sviluppo esistenziale reclama piena cittadinanza. Artisti come Ray Charles e Frida Kahlo, sportivi come Bebe Vio e Alex Zanardi, tanto per fare riferimento ad alcuni nomi che fanno parte del nostro immaginario collettivo, hanno trasformato il proprio deficit in capolavoro dimostrando che il talento si nutre anche della diversità concepita non come un ostacolo, ma un prisma mediante cui osservare il mondo e decidere di abitarlo nel modo maggiormente consono alla propria peculiare biografia. È proprio la sensibilità nel considerare il pluralismo delle differenze che si rivela essere un terreno ottimale per sostenere il riconoscimento e lo sviluppo dei talenti, quali determinanti dell’educazione inclusiva rivolta alla cura autentica verso i sistemi umani e alla loro partecipazione sostenibile.
L’orientamento formativo inclusivo per lo sviluppo dei talenti
Il valore educativo, formativo e pedagogico dell’orientamento scolastico rappresenta, così come promosso dalla Riforma del sistema di orientamento a cura del Ministero dell’Istruzione e del Merito[2], una strategia efficace per favorire lo sviluppo del potenziale umano e costruire contesti formativi maggiormente equi e resilienti (Falaschi, 2022). Le pratiche di orientamento, di natura inclusiva (Mura, 2018), sono essenzialmente guidate da un criterio educativo ad hoc, ovvero quello di accompagnare i processi di formazione e di apprendimento nei contesti nei quali si verificano tramite l’analisi, la comprensione e la creazione delle condizioni per sostenerli. L’orientamento in prospettiva inclusiva volge lo sguardo alla realizzazione dell’uguaglianza delle opportunità, alla ricerca della fiducia, dell’autostima, dell’impegno e delle motivazioni nel riconoscere i talenti e le attitudini di ogni alunno, nonostante le incertezze, le difficoltà e le problematiche di alcuni percorsi di vita. Allo stesso tempo, è interessato a individuare criticamente le costanti e dialettiche trasformazioni e coevoluzioni provocate dalle impellenti richieste di riconoscimento poste quotidianamente dalle differenze e diversità, le quali necessitano di coltivare anche direzioni di crescita inedite o non convenzionali (Ianes, Demo, 2023). Si evidenzia la necessità di incrementare e gestire al meglio tutte le sfumature del potenziale umano, nell’ottica dell’orientamento formativo inclusivo, attraverso l’acquisizione di nuove conoscenze, la ricerca di fertili idee per rinnovare i dispositivi organizzativo-didattici e l’adozione di concrete linee d’azione che trasformino e arricchiscano il modo attuale di fare scuola. Occorre ri-definire e re-interpretare i contesti scolastici in modo tale che un’aula, una palestra, un laboratorio, un palcoscenico, un tatami, un’area verde esterna diventino spazi abilitanti, spazi pedagogici sui quali sviluppare talenti e valorizzare l’originalità delle differenze e delle diversità. Un esempio di orientamento formativo inclusivo concretamente rivolto ad un alunno con bisogni speciali potrebbe riguardare uno studente, frequentante il secondo anno di scuola secondaria di secondo grado, che presenta una disabilità motoria con limitazioni nell’uso delle mani. Essendo appassionato di tecnologia e manifestando una spiccata curiosità per il mondo del design digitale, l’allievo potrebbe sentirsi scoraggiato rispetto alla sua condizione fisica che rappresenterebbe un possibile ostacolo nel perseguire concretamente il suo PdV. Il processo di orientamento promosso dalla scuola, per mezzo di un team composto da insegnanti, educatori e esperti, prevede alcuni incontri con lo studente nei quali egli, supportato dalla famiglia e dal docente di sostegno, ha la possibilità di esprimere sia le sue aspirazioni sia le sue preoccupazioni. A tale fase segue l’elaborazione di un Progetto Formativo Individuale (d’ora in avanti PFI), ad integrazione del Piano Educativo Individualizzato (d’ora in avanti PEI) già in essere, teso a progettare azioni didattiche orientative mirate a valorizzare le attitudini, le inclinazioni, il merito e i talenti dell’alunno, tenuto conto dei suoi punti di forza e dei suoi bisogni speciali. Vari sono gli strumenti e le risorse accessibili che la scuola potrebbe mettere a disposizione, tra i quali: software di modellazione 3D compatibili con dispositivi di input alternativi (nello specifico, mouse adattati o comandi vocali); laboratori di coding e grafica digitale progettati con approcci collaborativi, in cui lo studente mette in luce capacità di ideazione e progettazione tra pari. Inoltre, viene attivata una collaborazione con un’azienda locale operante nel settore del design digitale che, tramite l’esperienza dei “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” (PCTO), offre allo studente l’opportunità di conoscere i professionisti del settore e di intraprendere attività che rispettino le sue ridotte capacità motorie. Al fine di potenziare le sue soft skills (problem solving, affinamento delle capacità relazionali e del lavoro in squadra), viene coinvolto in un percorso d’orientamento formativo inclusivo provvisto di situazioni progettuali reali nelle quali, assumendo il ruolo di coordinatore-ideatore (role-playing), può collaborare con i suoi compagni che intervengono supportandolo quando è necessario. Il monitoraggio dei progressi dell’alunno e la raccolta dei suoi feedback, a cura del team di orientamento[3], consentono di aiutarlo nel prendere maggiore consapevolezza delle sue competenze digitali, delle modalità per superare le difficoltà e della sua motivazione nel proseguire il percorso di auto-direzione del PFI orientato al design e alla tecnologia. Un ulteriore esempio di valorizzazione del potenziale di ogni studente, tramite le prassi dell’orientamento formativo inclusivo, potrebbe essere costituito da un’alunna frequentante la scuola secondaria di primo grado che presenta un disturbo dello spettro autistico. La studentessa mostra un forte interesse per la natura, gli animali e la scienza, ma tende a isolarsi e a manifestare difficoltà nelle interazioni sociali e nella gestione dei cambiamenti imprevisti. Mediante incontri con l’allieva e i protagonisti del processo inclusivo scolastico (famiglia, docenti e specialisti), viene evidenziata la sua passione per gli ambienti naturali e il suo desiderio di imparare tutto ciò che riguarda la biologia e gli ecosistemi. La didattica in ottica orientativa, organizzata a partire dalle sue preferenze e dai suoi bisogni raccolti nel PFI e integrati nel PEI, comprende le seguenti attività: routine stabili e prevedibili, itinerari d’apprendimento strutturati che evitino sovraccarichi sensoriali, supporto costante per sviluppare gradualmente competenze relazionali. Per quanto riguarda gli interventi individualizzati, a carattere interdisciplinare focalizzati sulle scienze naturali in relazione alle esigenze della studentessa, vengono progettati laboratori di botanica e zoologia che garantiscono la partecipazione alla cura di un orto scolastico e l’osservazione della fauna locale, con compiti strutturati e ben definiti, come catalogare piante o monitorare le abitudini degli animali. Dal punto di vista del coordinamento degli interventi inclusivi, vengono proposte uscite educative mirate: visite a parchi naturali, a fattorie didattiche e a centri di recupero per animali, dove l’alunna può osservare e fare esperienza diretta di ciò verso cui nutre passione, insieme al gruppo-classe. Le uscite sono precedute da briefing chiari e circostanziati che prevedono momenti di pausa per evitare inutili stress. Riguardo lo sviluppo delle competenze socio-relazionali, il progetto di orientamento formativo inclusivo personalizzato prevede modalità di lavoro in piccoli gruppi dove la studentessa, tramite la metodologia del peer tutoring, può partecipare collaborativamente ad attività scientifico-pratiche (redazione di una mappa degli habitat animali, realizzazione di un breve storytelling su un animale o una pianta a lei gradita), in modo da rinforzare l’autostima e la capacità di esprimersi in pubblico. Al fine di supportarla nella concreta elaborazione di un PdV e sostenerne le relative scelte, la scuola si impegna a coinvolgere attivamente gli enti locali, i centri di ricerca naturalistica, le associazioni che si occupano di tutela ambientale. Nello specifico, tutto il gruppo-classe aderisce all’attuazione di un progetto di educazione ambientale promosso da un parco nazionale del territorio, esperienza formativa che accoglie l’entusiasmo e la curiosità dell’alunna. Inoltre, durante l’ultimo anno della scuola secondaria, viene avviato un dialogo con una scuola superiore di secondo grado che, nel riconoscere l’importanza della continuità educativa e dell’accoglienza mirata, suggerisce l’iscrizione a un indirizzo tecnico-scientifico in agraria e biotecnologie ambientali, valutando insieme alla famiglia e agli specialisti un percorso formativo che possa mettere in luce le inclinazioni della studentessa riducendo eventuali ostacoli e barriere alla partecipazione. In prospettiva futura, ella sarà in grado di affinare gradualmente la capacità di lavorare in gruppo e di interagire in contesti sociali rispettosi della sua diversità. Potrà, inoltre, prendere consapevolezza del suo potenziale e cominciare a immaginare un futuro professionale legato all’ambiente e alla natura, frutto dell’efficacia delle azioni trasformative dei processi di orientamento promossi nei contesti inclusivi.
Conclusioni
Nell’attuale periodo storico denso di transizioni (ecologiche, digitali, interculturali) e sfide educative complesse (Siped, 2024), uno stimolante spazio di riflessione va dedicato alla dialettica tra l’orientamento formativo inclusivo e la forza dei talenti personali (Cunti, 2024) che si nutre di una molteplicità di significati e di traiettorie. Si tratta di implementare il lavoro educativo nel rendere protagoniste le esperienze di tutti gli alunni, compresi quelli con fragilità, nel creare contesti dialogici orientati alla capacità di scelta, nel ricercare la qualità dei processi formativi mediante la consapevolezza del proprio PdV, al di là degli accattivanti slogan da manuale che inneggiano alla scoperta, all’attrazione e alla liberazione del talento. Interpretato alla luce sia della gestione degli alunni di talento sia all’individuazione del talento negli alunni tramite i processi educativi dedicati all’orientamento inclusivo, il talento diventa un patrimonio condiviso in grado di generare forme di umanità che si estendono fuori dalle mura scolastiche per affrontare con creatività l’ignoto, l’inedito, l’insolito, l’imprevisto e l’inesplorato di cui le differenze sono portavoci. Differenziare e concretizzare i talenti, in vista della realizzazione di un PdV sostenuto da specificità che non riguardano solo alcuni alunni, ma tutte le differenze e le diversità, costituisce un notevole punto di forza e di sostegno anche nelle numerose e complesse condizioni di vulnerabilità, difficoltà e disagio. Le pratiche dell’orientamento formativo inclusivo nel produrre consapevolezza dei punti di forza dell’alunno con disabilità, andando oltre ciò che potrebbe apparire come una barriera imposta dal deficit, tendono a ridurre i limiti che, talvolta, rappresentano un blocco alla piena soddisfazione di sé. La comprensione e lo sviluppo del potenziale cognitivo ed emotivo, inteso nella propria unicità e singolarità (Margiotta, 2018) offre la possibilità di confermare il proprio valore che, nell’incontro con l’altro, assume la postura dell’esserci, dell’agire, del sentire direzionandosi verso una maggiore equità sociale consolidata da empatia, responsabilità, attenzione, rispetto, solidarietà, capacità di mediare, di coinvolgersi e di coinvolgere. La prospettiva dell’orientamento formativo inclusivo può rendere performante e operoso qualsiasi talento (Montanari, 2019) che, nella sconsiderata eventualità non venga reso attivo, né svelato e nemmeno portato alla luce, corre il rischio di rimanere inespresso, incrementando allarmanti e drammatici fenomeni come le disuguaglianze e l’abbandono scolastico. L’orientamento inclusivo non è, quindi, da intendersi unicamente come processo individuale volto a sviluppare negli studenti interessi, curiosità, fiducia, responsabilità sociale, atteggiamento critico e maturo, ma come una dimensione permanente e trasversale capace di incidere sull’evoluzione della collettività. In tal senso, è prevalentemente teso a superare le anacronistiche, stagnanti e dogmatiche visioni delle differenze e delle diversità, a vantaggio della sostenibilità educativa e dell’inderogabile costruzione di orizzonti inclusivi sempre più qualitativamente innovativi e trasformativi (d’Alonzo, Giaconi, 2024).
Bibliografia
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[1] Il termine deriva dal latino talentum, a sua volta dal greco tálanton, che inizialmente significava “inclinazione (della bilancia)” successivamente inteso in modo figurato come l’oggetto pesato e poi la moneta, secondo l’antica consuetudine di misurare il peso del denaro. È noto nel Vangelo il riferimento alla parabola dei talenti distribuiti, in somme di diversa proporzione, da un padrone ai propri servi (https://accademiadellacrusca.it).
[2] D.M. n. 328, 22 dicembre 2022, Decreto di adozione delle Linee guida per l’orientamento, relative alla riforma 1.4 “Riforma del sistema di orientamento”, nell’ambito della Missione 4 - Componente 1 - del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea - Next Generation EU.
[3] A partire dall’anno scolastico 2023/2024 sono state introdotte nella scuola italiana le figure del docente tutor e del docente orientatore, attualmente assegnati all’ultimo triennio della Scuola secondaria di secondo grado. Tali ruoli sono rivestiti da docenti selezionati e nominati dai Dirigenti Scolastici delle istituzioni di istruzione superiore, adeguatamente formati, tramite un percorso online di venti ore, progettato da Indire.