I care. Letteralmente “ho a cuore, mi importa”. Don Milani nella sua esperienza educativa ha provato a sollecitare una presa di coscienza civile e sociale, orientandoci verso una scuola che promuovesse la cura per l’altro. Una cura attenta e rispettosa. Apprendere che nella realtà di tutti i giorni ci sono educatori che non si voltano dall’altra parte e si prendono cura dei loro studenti è la più grande realizzazione di questo progetto.
Gianluca Dradi è il dirigente scolastico del Liceo artistico “Nervi- Severini” di Ravenna. Un dirigente scolastico, un uomo, che ha deciso di non voltarsi dall’altra parte e aiutare Sofia, una sua studentessa, diventata mamma a ottobre dello scorso anno, che aveva rinunciato alla scuola, consentendole di frequentare le lezioni portando con sé il suo bambino e arrivare così a conseguire il diploma. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e farci raccontare com’è andata.
Quando hai saputo che Sofia, una tua studentessa, stava per rinunciare alla maturità perché non riusciva a conciliare lo studio con la sua vita da neo mamma, cosa hai pensato?
La docente coordinatrice di classe a Settembre mi aveva informato di una studentessa che era all’ultimo mese di gravidanza e mi chiese se fosse possibile farle seguire le lezioni del mese in DAD, visto che abitava ad una trentina di km dalla scuola. Stante la particolarità del caso, autorizzai la DAD. Dopo il parto, però, la ragazza non riprese la frequenza perché non poteva lasciare il bimbo a nessuno e doveva allattarlo. Inoltre era anche, comprensibilmente, sovrastata dal dover contemporaneamente portare a termine gli studi dell’ultimo anno del Liceo e fare la mamma di un neonato. Aveva quindi comunicato l’intenzione di abbandonare gli studi. A quel punto abbiamo deciso di provare a crearle le condizioni migliori per riprendere, allestendo una rudimentale nursery in un’aula piccola, normalmente utilizzata per ospitare gli studenti che non frequentano l’insegnamento di religione. La cosa bella è che in questo allestimento ha collaborato la onlus “Terzo Mondo”, un’associazione di volontariato di cittadini stranieri, che ha donato un lettino da campeggio ed alcuni orsacchiotti, nonché i suoi compagni di classe che hanno decorato l’ambiente con disegni adatti ai bambini (rammento che siamo in un Liceo Artistico).
Come ha reagito Sofia alla notizia?
All’inizio questo non è stato sufficiente e quando la docente mi ha informato che la ragazza non stava frequentando, ho deciso di chiamarla io stesso: talvolta l’entrata in campo del preside può servire! Infatti questo stimolo è stato utile: Sofia ha ripreso a venire a scuola col suo piccolo, utilizzando la stanza per allattare, per cambiarlo e talora per lasciarlo dormire in pace. Le sue compagne di classe si sono alternate a darle una mano quando era necessario intrattenere il bimbo mentre Sofia era impegnata con interrogazioni o altri compiti.
Hai corso un bel rischio, specie per quanto riguarda l’assicurazione, che copre gli studenti e il personale ma ovviamente non i neonati...
Quando si esce dai confini tracciati dalle norme e dalle direttive ministeriali esiste sempre qualche rischio. Ma Marta Nussbaum, nel suo libro “La fragilità del bene”, ci ricorda che Aristotele sostiene che chi vuol decidere attenendosi in ogni circostanza esclusivamente alle regole generali si comporta come un architetto che pretende di misurare le curve di una colonna scanalata con una riga diritta. Mentre talvolta è necessario adattarsi alla forma dell’oggetto. Così, anche le decisioni, per essere buone, devono adattarsi alla realtà che si trovano ad affrontare. È chiaro che le regole della scuola e le coperture assicurative non contemplano la presenza di neonati, ma il rischio che potesse accadere qualche infortunio al bimbo mi è parso modesto ed inferiore rispetto all’utilità dell’intervento; e quindi ho deciso di correre questo rischio.
Il nostro Paese registra tassi di dispersione scolastica tra i più alti negli Stati europei. Di conseguenza è necessario fare tutto il possibile per aiutare le ragazze e i ragazzi a portare a termine il loro percorso di studi, anche potenziando la capacità inclusiva e l’aspetto accogliente della scuola. Dentro questa ottica stanno anche le iniziative prese sull’adozione della carriera alias e sul congedo mestruale che hai voluto istituire nel tuo Liceo…
Sono entrambe iniziative non previste da nessuna norma, e quindi, per quanto a mio parere del tutto legittime, si prestano a contestazioni. In particolare per la carriera alias (istituto che consente agli studenti transgender di utilizzare il nome elettivo nei documenti interni alla scuola) ho infatti ricevuto diffide e interrogazioni di gruppi consiliari.
Ma anche queste iniziative rispondono alla medesima logica delle nursery: sono un modo per creare un clima accogliente, inclusivo, dimostrando agli studenti di riconoscere i loro bisogni e, nei limiti del possibile, di trovare risposte utili.
Del resto la scuola ha il compito di creare le condizioni per favorire il successo formativo e anche di promuovere salute. Il documento “Indirizzi di policy integrate per la scuola che promuove salute”, redatto congiuntamente dal Ministero della Salute e dell’Istruzione, riconosce che tra i determinanti della salute c’è il clima organizzativo, l’ambiente sociale, le regole che governano una comunità. Oltre a dare concretezza al principio di inclusione, che informa il nostro sistema scolastico, con un clima rispettoso e sereno si dà un contributo al miglioramento degli apprendimenti ed infine, con le iniziative di cui stiamo parlando, si promuove una pedagogia della solidarietà, tanto necessaria in una società multiculturale quale quella in cui viviamo.
Infine è un modo, per citare Egar Morin, di creare “teste ben fatte”, mettendo gli studenti a contatto con la pluralità dei modi d’essere, dei punti di vista, dei linguaggi e dei problemi.
Per noi è stato un piacere parlare con Gianluca che, lasciatecelo dire (perché per noi è un esempio e un vanto) non solo è un iscritto FLC CGIL ma rappresenta i dirigenti scolastici della categoria a livello regionale. Un grande esempio di come andrebbe pensata la scuola oggi. Come un luogo in cui gli studenti possano diventare gli adulti di domani sentendosi ascoltati, compresi e protetti.