Una stanza “dell’ascolto” per offrire supporto concreto e vicinanza alle donne in gravidanza “contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre alla interruzione”.
Accade a Torino, dove qualche giorno fa è stata siglata una convenzione tra la Regione Piemonte, la Federazione del Movimento per la Vita (FederviPa) e l’Ospedale Sant’Anna, che permetterà l’apertura di una stanza dedicata al sostegno e all’ascolto delle donne in gravidanza gestita dai movimenti ProVita.
“Ogni volta che una donna abortisce perché si è sentita abbandonata di fronte alla sfida della maternità siamo di fronte a una drammatica sconfitta delle istituzioni. Per questa ragione aprire nel principale ospedale ostetrico ginecologico del Piemonte uno spazio dove donne e coppie in difficoltà possano trovare aiuto nei progetti a sostegno della vita nascente è una conquista sociale per tutta la comunità”, così ha dichiarato Maurizio Marrone, assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte ed esponente di Fratelli d’Italia, alla sottoscrizione della convenzione.
Sì, perché Il Sant’Anna di Torino è sia il primo ospedale in Italia per numero di parti con 6.590 nuovi nati nel 2022 che anche quello in cui si effettua anche il maggior numero di interruzioni di gravidanza (2.246 nel 2022). Un ospedale in cui, da adesso in poi, sembra che il sostegno alla natalità diventerà l’unico obiettivo da portare avanti.
“Non si tratta di uno sportello di accoglienza, che altrimenti sarebbe gestito dall'ospedale o dall'Asl, ma di un affidamento diretto al Movimento per la vita, dunque una forma di violenza psicologica istituzionalizzata", risponde la capogruppo Pd in consiglio comunale di Torino, Nadia Conticelli. "Se all'Ospedale Sant'Anna viene effettuato il 50% delle interruzioni volontarie di gravidanza piemontesi è perché non viene assicurata una percentuale idonea di medici non obiettori nelle altre strutture. Di questo la giunta dovrebbe preoccuparsi, di garantire il servizio pubblico previsto dalla legge, di difendere i diritti delle cittadine piemontesi, la loro salute e la libertà nelle scelte di vita”.
Questo nuovo spazio sarà funzionante da settembre ed è stato realizzato grazie al fondo Vita Nascente della Regione Piemonte che per il 2023 ha visto raddoppiare le risorse a disposizione: un milione di euro per il sostegno ai progetti di tutela materno-infantile rivolti alle donne in difficoltà economico-sociali. Un milione di euro che potrebbe essere speso in misure concrete come asili nido, servizi alle famiglie e a sostegno di chi vuole essere madre, contrasto alla precarietà e al lavoro povero che riguarda soprattutto le donne, piuttosto che investito in un progetto che evidentemente mira a ledere la libertà e l’autodeterminazione delle donne che hanno il diritto di abortire,
“È singolare come per aiutare le donne che potrebbero avere deciso di interrompere la gravidanza perché in difficoltà, quattro uomini - l’assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone, il direttore generale dell'Aou Città della salute Giovanni La Valle, il direttore sanitario del Sant'Anna Umberto Fiandra e il presidente regionale della Federazione del Movimento per la vita Claudio Larocca - abbiano deciso che la soluzione sia far parlare quelle donne con volontari antiabortisti”, dice Lara Ghiglione, segretaria confederale della CGIL.
Come reazione all’annuncio della convenzione la CGIL ha lanciato una protesta via social diventata subito virale sotto lo slogan "Sì alle tutele, No ai tutori", che ha coinvolto uomini e donne di tutti e territori e delle categorie perché “le donne non hanno bisogno di ‘tutori’, semmai di ‘tutele’ dei propri diritti e delle proprie libertà, compresa quella di decidere se proseguire o meno la gravidanza” si legge tra i post pubblicati.
Ed è una protesta di cui questa rivista si fa portavoce in difesa di un diritto che le donne nella storia hanno faticosamente conquistato e che per legge è stato dato loro cercando di fare del nostro, del resto, solamente un paese civile.