Il contributo esplora la sinergia tra l’educazione alla cittadinanza e il Sustainable Assessment (SA) (Boud, 2000). Nell’ambito di una ricerca-azione, condotta presso l’Università degli studi di Salerno, è stato somministrato un questionario (Brown, 2006; Brown, Gebril, Michaelides, 2019) per raccogliere le opinioni di futuri docenti sulla valutazione scolastica. I dati rivelano una diffusa consapevolezza della valutazione come strumento per il miglioramento continuo e per la formazione di cittadini attivi e responsabili. Tuttavia, emerge che nella realtà scolastica le pratiche valutative spesso si limitano ad una mera verifica sommativa dei prodotti dell’apprendimento (Bellomo, 2016; OECD, 2019), trascurando quelle di formative assessment (Scriven, 1967).
L’obiettivo è ripensare alla funzione pedagogica dell’insegnamento della cittadinanza, in quanto essa possiede una valenza fortemente politica, intendendo per “politica” la buona e autentica riuscita dell’esistere sociale di ciascuno studente: educare alla cittadinanza significa mettere nelle condizioni ognuno di stare al mondo consapevole di essere in possesso di un agency in grado di incidere sulle relazioni che egli instaura con la realtà, umana e non-umana. Fondamentale diventa il ruolo del docente, su cui grava la responsabilità sia di educare all’autenticità e sia di possedere quelle competenze generali – trasversali e madri di quelle specifiche – che sono richieste ai ragazzi alla fine dei percorsi scolastici e che sono funzionali all’esistere e all’agire consapevoli.
La legge 92/2019 ha introdotto dall’anno scolastico 2019/20 l’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado. Muovendo dalla lettura della norma, il presente contributo ricostruisce il contesto europeo delle politiche educative in materia di educazione alla cittadinanza e, nel richiamare alcuni più recenti sviluppi della ricerca pedagogica sul tema, suggerisce una possibile pista di ricerca e sperimentazione didattica.
Partendo dall’idea che lo scopo principale dell’educazione alla cittadinanza, più che far conoscere i principi della Costituzione, del diritto nazionale e internazionale, dello sviluppo sostenibile legato all’agenda 2030 e della cittadinanza digitale, debba soprattutto contribuire allo sviluppo delle competenze etico-civiche a partire dall’attuarsi della cittadinanza attiva, il contributo lega la realizzazione del curricolo di educazione civica all’approccio educativo dell’Apprendimento-Servizio Solidale o Apprendimento-Servizio Trasformativo. Questo inquadramento pedagogico consente di superare la formale indicazione di ore, contenuti e voti della disciplina per un’attuazione reale e democratica dell’educazione alla cittadinanza.
Il contributo pone in luce le sfide che riguardano oggi l’educazione con e per la cittadinanza, in una prospettiva globale, in grado di interconnettere saperi e rappresentazioni del mondo, con l’obiettivo per ogni persona si saper esercitare un agire partecipativo e critico all’interno dei contesti di vita sociale. In questo senso la cittadinanza diviene mezzo e fine educativo che deve essere promosso a partire dai contesti di apprendimento cosiddetti non formali o informali, ma che necessita di essere intenzionalmente costruito all’interno della scuola, come ente privilegiato di educazione e formazione. A tal fine è opportuno lavorare non solo sui contenuti, le metodologie, i dispositivi educativi, ma in modo particolare sulla formazione di insegnanti “etici” e impegnati, non semplici riproduttori di un “curriculum ufficiale”, ma professionisti della relazione educativa e della comprensione umana.
L’analisi pedagogica si fa strada in un percorso tra il pensiero di Kant e di Montessori per dare una risposta al fenomeno della guerra verso un’educazione alla pace, che passi da un’educazione alla giustizia, al dialogo, alla ragione.
Il peso di una cultura che nei secoli ha sancito il predominio del maschio è dura a morire anche nelle società più evolute. La lotta delle donne per affermare il loro diritto a un ruolo di primo piano nella società. La scuola come luogo per formare il pensiero critico e contrastare l’odio e la violenza di genere.
Educare allo sviluppo sostenibile per costruire nei cittadini una nuova coscienza e un nuovo modo di rapportarsi alla natura. L’educazione ha il compito arduo di mostrare che si può e si deve perturbare il sistema. Sostiene Bruner: «L’educazione è pericolosa, perché alimenta il senso della possibilità». Ridefinire il lavoro e superare i rapporti di potere per affrontare la questione ambientale.