Cultura

22 novembre 2023

Se domani non torno, distruggi tutto. Il 25 novembre scendiamo in piazza con una sola voce

Nei giorni scorsi la morte di Giulia Cecchettin per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta ha sconvolto l’Italia. Una notizia che, purtroppo, tutti noi, anzi, forse è più corretto dire “tutte noi” ci aspettavamo già dal momento in cui siamo venute a conoscenza di quella “misteriosa scomparsa” dei due ragazzi. Noi, donne, che a quella fuga non abbiamo mai creduto, nemmeno per un attimo. Perché purtroppo siamo abituate a pensare che nel momento in cui una donna scompare, quasi certamente è già morta.

Giulia è la 105esima vittima di femminicidio del 2023. Una scia di sangue che non accenna a fermarsi, che si espande per il Paese, propagandosi per l’Europa come una emorragia interna.

Nei giorni scorsi sono circolate in rete tante frasi. Tra le tante voglio proporvi questa: “se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima”.

I versi dell'attivista peruviana Cristina Torres Cáceres sono diventati un manifesto. Sapete perché? Perché quel distruggi tutto non è certo un incoraggiamento violento a fare esplodere qualcosa o ferire qualcuno, come molti hanno invece pensato e cercato di far pensare per trarne ovviamente giovamento. Quel distruggi tutto è un incoraggiamento a non stare zitte, a scendere in piazza, entrare nelle aule di discussione, cambiare qualcosa. Porre fine a tutto questo.

Mentre scrivo, proprio adesso, si discute al Senato del disegno di legge contro la violenza sulle donne, già passato alla Camera. E l’aula è semi vuota. Perché una cosa è rilasciare splendide dichiarazioni a favor di telecamera e un’altra è provare a fare sul serio. Improvvisamente le agende si riempiono di impegni. Non c’è da stupirsi, d’altra parte, di questo se al Governo ci sono senatori che definisce apertamente “porcheria” l’educazione sessuale nelle scuole. E difatti, come volevasi dimostrare, il disegno di legge viene, dopotutto, approvato ma l’educazione sessuale nelle scuole viene completamente bocciata dal centrodestra.

Mi hanno colpito le parole di Umberto Galimberti, filosofo, saggista e psicoanalista italiano, in un’intervista rilasciata a “L’aria che tira” su tutta questa vicenda, quando ha dichiarato che ogni uomo ha una componente femminile e ogni donna una componente maschile. E che se l'uomo entra in rapporto con la sua componente femminile ha lo strumento per capire cos’è la donna, se invece la nega non è in grado di farlo. Si è tanto parlato di patriarcato in questi giorni e negare che questo faccia parte del problema sarebbe da stupidi. Il problema è proprio qui. Tutto è iniziato da quando la donna ha alzato la testa, ha iniziato a lottare per l’emancipazione, ha cominciato a pretendere gli stessi diritti dell’uomo. Come ha dichiarato lo stesso Galimberti “questo ha sconvolto il modello che gli uomini hanno nella testa e cioè quello che la donna è una loro subordinazione”. Ma la storia va avanti grazie all’emancipazione delle donne. Per mano di chi vuole superare lo status quo e cambiare le cose. Ed è qualcosa dentro gli uomini che va cambiato. Non bisogna continuare a dire alle donne, come è stato detto anche tanto in questi giorni, "scappa al primo insulto, denuncia al primo schiaffo". Bisogna cambiare gli uomini. Distruggere quel sistema arretrato e profondamento sbagliato che risiede alla base della loro relazione con le donne.

“Se domani non torno, distruggi tutto”. E allora distruggiamo tutto, scendiamo in piazza, prendiamoci i nostri diritti per Giulia, Martina, Teresa, Oriana e tutte le donne che hanno perso la vita per colpa di un sistema che non le ha tutelate. Scendiamo in piazza, entriamo nelle aule e pretendiamo di vivere la nostra vita libere, come loro non hanno potuto.

Vi aspettiamo sabato, 25 novembre, in piazza. Noi ci saremo.

Nonunadimeno

L'autore

Elisa Spadaro