Cultura

05 marzo 2024

Le ragazze stanno bene?

L'8 marzo è una di quelle date simbolo, una di quelle giornate in cui sembra che all'improvviso a tutti prema celebrare la donna e ricordare quanto e come sia costretta a lottare per la sua emancipazione, libertà e dignità. Ma una donna lotta ogni giorno. Non solo l'8 marzo.

Lotta contro il pregiudizio, lo stereotipo, si fa largo a gomitate tra le strade inestricate di una società patriarcale che, ancora oggi, la valuta quasi sempre meno di un uomo e la giudica, in quanto donna, con estrema facilità. La giudica se fa la mamma e rinuncia al lavoro, la giudica se lavora troppo e non è abbastanza presente a casa, la giudica se non vuole figli o se ne vuole tre, se non è una brava moglie o se si rinchiude tra le mura domestiche rinunciando alla sua vita sociale e alle sue ambizioni, la giudica se alza la testa e lotta o se resta in silenzio e sopporta.

L'8 marzo celebriamo la giornata internazionale della donna eppure siamo ancora tutti troppo fermi, immobili, mentre lasciamo che le cose semplicemente accadano.

Ad oggi, dall'inizio dell'anno, l’Osservatorio Nazionale di Non Una Di Meno ha registrato già 8 femminicidi, 1 suicidio e 4 morti in fase di accertamento indotti o sospetti indotti da violenza di genere e patriarcale. Sono almeno altri 6 i tentati femminicidi. Ma non ci sono "solo" i femminicidi: ogni giorno innumerevoli sono i casi di violenze, spesso preludio di conseguenze più gravi per le vittime. Non ci si ferma, quindi, ad uno schiaffo, un ricatto psicologico, uno strattone: le violenze perpetrate sulle vittime sono continue, ripetono uno schema sempre uguale in tutti i casi, fatto di relazioni spesso tossiche, partner controllanti, limitazioni della libertà, in un crescendo di maltrattamenti che sfociano poi nell’aggressione fisica.

Una recente indagine di Save the Children ha richiamato, a tal proposito, la nostra attenzione. Il rapporto Le Ragazze Stanno Bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza ha, infatti, evidenziato opinioni e comportamenti online e offline diffusi tra i giovani che rappresentano campanelli d’allarme da non sottovalutare. Il 30% degli adolescenti sostiene che la gelosia è un segno di amore. Quasi 1 adolescente su 5 pensa possa succedere che in una relazione intima scappi uno schiaffo ogni tanto. E in effetti, quando si passa dalle opinioni alle esperienze, il 19% di chi ha o ha avuto una relazione intima, dichiara di essere stato spaventato dal/lla partner con atteggiamenti violenti, come schiaffi, pugni, spinte o lanci di oggetti. Un altro dato allarmante è che il 29% degli adolescenti intervistati, ritiene che le ragazze possano contribuire a provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire o di comportarsi, mentre il 24% pensa che, se una ragazza non dice espressamente “no” vuol dire che è consensuale e disponibile al rapporto sessuale (26% tra i ragazzi e 21% tra le ragazze). Infine, il 21%, sia di ragazzi che di ragazze, è molto o abbastanza d’accordo con il fatto che una ragazza, seppur sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, sia comunque in grado di acconsentire o meno ad avere un rapporto sessuale. Quanto al consenso ad un rapporto sessuale, il 90% ritiene necessario chiederlo sempre anche all’interno di una relazione di coppia stabile, ma per molti questa convinzione teorica non si traduce facilmente in un comportamento, visto che poi il 36% ritiene di poter dare sempre per scontato il consenso della persona con cui si ha una relazione e il 48% ritiene che in una relazione intima sia difficile dire di no ad un rapporto sessuale se richiesto dal/la partner. Accettare forme di controllo, tollerare pratiche violente, considerare la gelosia e il possesso come segni di amore e di una relazione di coppia sana, dare la colpa alla vittima di una violenza sessuale per il modo in cui è vestita: tutti questi esempi non possono essere considerati solo come retaggi del passato, ma sono opinioni e comportamenti diffusi tra i giovani. Per il 43% degli adolescenti, se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale, il modo di sottrarsi "lo può trovare". La percentuale di chi lo dichiara è più alta tra i ragazzi, parliamo del 46%, ma è elevata anche tra le ragazze. E questo è davvero preoccupante.

Dall’indagine condotta si notano tuttavia anche aspetti positivi, primo fra tutti l’aumento di interesse dai parte degli adolescenti verso le tematiche di genere. Il 58% degli adolescenti dichiara che negli ultimi tempi è diventato più sensibile ai temi di genere e il 43% ritiene che sarebbe utile uno sportello psicologico a scuola per sensibilizzare sul tema della violenza di genere. Per quanto riguarda gli altri strumenti che la scuola può introdurre per sensibilizzare i ragazzi/e sulla violenza di genere, gli adolescenti indicano anche la formazione docenti in modo che siano in grado di intercettare/cogliere i segnali (40%); l’educazione sulle varie forme di violenza, le radici e le conseguenze (39%); l’educazione sessuale ed affettiva dalle scuole medie (32%). Dalle opinioni degli adolescenti è evidente come sia sempre più necessario coinvolgere i giovani nel Piano nazionale antiviolenza e introdurre percorsi di educazione all’affettività nelle scuole. 

“In questo quadro, è molto importante cogliere l’attenzione e la voglia di approfondire queste tematiche che emerge dagli stessi ragazzi e ragazze per fare in modo che l’educazione alla affettività, alla sessualità e alle relazioni non violente divengano parte integrante di tutti i percorsi di crescita, con un forte impegno – come gli stessi ragazzi interpellati indicano – anche nella formazione delle figure adulte di riferimento, a partire dai docenti. È allo stesso tempo necessario diffondere a tappeto la conoscenza dei percorsi e degli strumenti di aiuto, a partire dal numero verde 1522, e promuovere nelle scuole punti di ascolto e di orientamento. È indispensabile un impegno sistematico e organico del quale gli adolescenti possano sentirsi protagonisti”, ha commentato Raffaela Milano, Direttrice Ricerche e Formazione di Save the Children. 

Se da una parte è spaventoso che così tanti adolescenti abbiano un'opinione così retrograda e preoccupantemente stereotipata delle donne e della violenza di genere, dall'altra parte è importante, anche confortante se vogliamo, che individuino nella scuola il luogo di ascolto e di confronto in cui si può e si deve costruire l'educazione alla parità di genere. Per noi probabilmente è scontato, che lo sia anche per la maggior parte di loro significa che forse non è tutto perduto. Educare le nuove generazioni al rispetto e alla valorizzazione delle differenze e della parità di genere, in termini di linguaggio, espressioni, atteggiamenti non è solo necessario: a questo punto è diventata un’emergenza sociale. Solo la conoscenza può cambiare le cose e rendere piena di significato e non di banalità una giornata come quella dell'8 marzo.

L'8 marzo scioperano le lavoratrici e i lavoratori della conoscenza, per i diritti delle donne, l’uguaglianza di genere, l’autodeterminazione, la parità salariale. Leggi la notizia qui

L'autore

Elisa Spadaro